L’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali dell’Aifa ha emesso un rapporto nazionale sull’uso degli antibiotici in Italia dal quale emerge che l’antibiotico-resistenza rappresenta un problema di salute pubblica allarmante anche per il Bel Paese. La ricerca è stata condotta nel corso del 2017, anno in cui sono stati raccolti i dati, e rientra nelle strategie di intervento messe in atto con il primo Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) italiano. Fornendo i dati di consumo e di spesa sia a livello nazionale che regionale, il rapporto Aifa rappresenta uno strumento di monitoraggio per verificare l’andamento e i progressi ottenuti nel raggiungimento degli obiettivi del PNCAR, in coerenza con le indicazioni dell’OMS, ovvero di intervenire sulla sorveglianza dei consumi degli antibiotici sia nel settore umano che veterinario. Inoltre, il rapporto consente di individuare le problematiche attuali in vista di un confronto tra regioni finalizzato a migliorare le prescrizioni e l’uso di questa categoria di farmaci.
Le analisi presentate riguardano l’uso degli antibiotici sia in ambito pubblico che privato, proponendo un confronto europeo dei consumi sia a livello territoriale che ospedaliero. Dal rapporto Aifa è emerso che l’aumento delle resistenze agli antibiotici può essere efficacemente contrastato solo attraverso un approccio globale che promuova interventi per l’uso responsabile di questi farmaci in tutti gli ambiti. Ecco perché risulta fondamentale un coordinamento a livello europeo e mondiale per mettere in pratica strategie di prevenzione e controllo sulla resistenza agli antibiotici. Di conseguenza, sarà imprescindibile una pianificazione nazionale che tenga conte delle specifiche situazioni locali come, per l’appunto, prevede il PNCAR che si pone l’obiettivo di fronteggiare il problema dell’antibiotico-resistenza entro il 2020.
I numeri messi in luce dal rapporto Aifa non sono rassicuranti. Generalmente, nonostante si sia registrato un calo, in Italia il consumo globale di antibiotici resta comunque superiore alla media europea. Un ulteriore difficoltà riguarda le forti differenze regionali laddove, se pur migliorando, il Sud Italia continua a registrare primati di inappropriatezza. Infatti, nel meridione e nelle isole si registra un maggior consumo (24,9 dosi giornaliere su 1000 abitanti) rispetto al Centro (20,7 dosi giornaliere su 1000 abitanti) e al Nord (15,6 dosi giornaliere su 1000 abitanti). Non mancano però le eccezioni come la Campania e la Puglia che mostrano le contrazioni più importanti dei consumi e un consistente calo della spesa.
Per quanto concerne il consumo medio (comprensivo degli acquisti privati in regime di assistenza convenzionata e di quello delle strutture sanitarie pubbliche) il risultato è pari a 25,5 dosi giornaliere su 1000 abitanti. Di questi, oltre l’85% delle dosi sono state erogate a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Ciò significa che gran parte dell’utilizzo degli antibiotici avviene a seguito della prescrizione del Medico di Medicina Generale o del Pediatra di Libera Scelta e che, di conseguenza, il ministero della Salute dovrà lavorare sulla formazione dei prescrittori, oltre a adottare un approccio più generico e culturale per sensibilizzare la popolazione all’uso oculato di questa categoria di farmaci.
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