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Convegno SIOMI: principio attivo permane in tutte le diluizioni omeopatiche

 

Jayesh Bellare, scienziato e professore di ingegneria chimica all’Indian Institute of Technology Bombay, ha condotto una ricerca che ha dimostrato come nei farmaci omeopatici sottoposti a tutti i metodi di diluizione sono presenti i principi attivi delle sostanze utilizzate per la preparazione. La tesi è sorretta da una forte evidenza grazie alla microscopia elettronica che rivela cosa si trova all’interno di un campione di un medicinale omeopatico. Si tratta di un dibattito in corso da molto tempo che ha indotto parte della comunità scientifica internazionale a chiedersi prima di tutto cosa ci sia in un medicinale omeopatico e in secondo luogo perché dovrebbe agire.

 

Grazie al microscopio elettronico a trasmissione (TEM) Jayesh Bellare ha dimostrato la presenza di molecole di principio attivo in tutte le diluizioni omeopatiche. Il funzionamento del microscopio è simile a quello di una macchina fotografica estremamente precisa in grado di scattare ed immortalare le sostanze in analisi con un ingrandimento molto elevato. Jayesh Bellare e il suo team hanno prelevato dei campioni di farmaci omeopatici in commercio le cui sostanze di partenza erano metalli, scelte per via del buon contrasto visibile con il microscopio elettronico che consente di ottenere delle immagini di qualità. In questo modo, è stato scoperto che anche in presenza di un elevato grado di diluizione permangono molte particelle della sostanza originale e queste particelle sono presenti in quantità misurabile. Si tratta di nano particelle che sono state rese visibili dal microscopio usando le stesse tecniche per osservare le medesime particelle presenti nella sostanza con cui è avvenuta la preparazione del farmaco.

 

Jayesh Bellare ha quindi risolto il quesito su cosa ci sia in un medicinale omeopatico e la risposta è che ciò che lo costituisce è esattamente la sostanza di partenza utilizzata per preparare il medicinale. Questa ricerca supera la teoria prettamente fisica della “memoria dell’acqua” ed è stata presentata in occasione del seminario internazionale tenuto a Firenze durante l’ottavo convegno triennale della SIOMI – Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata. Lo studio era già stato illustrato dalla rivista Terra Nuova nel dossier “Basta una goccia” pubblicato sul numero di maggio 2018, proprio grazie ad una intervista alla presidente della SIOMI, la dottoressa Simonetta Bernardini.

 

Jayesh Bellare ha dimostrato la presenza di un rilevante numero di molecole di principio attivo in tutte le diluizioni omeopatiche, dalla 6CH fino alla 200CH, osservando come si mantengano in quantità pressoché costante in tutte le diluizioni. Secondo i principi della farmacologia delle microdosi (una parte della farmacologia sempre più in crescita negli ultimi anni), le nanomoli, ovvero dosi microscopiche, sono sufficienti a dare una risposta terapeutica. Inoltre, i risultati ottenuti dalla ricerca di Bellare possono essere compresi anche grazie al meccanismo dell’ormesi che significa stimolazione a basse dosi, sistema di interazione sostenuto anche dal professore esperto in tossicologia dell’Università di Ahmerst in Massachusetts, Edward Calabrese, massimo esperto in materia. I principi farmacologici delle microdosi e dell’ormesi furono annunciati già nel 2006 dal professore dell’Università di Firenze Andrea Dei e adottati come modello operativo dalla SIOMI. Si tratta di un sistema che considera tossica l’azione di una dose grande che se invece viene assunta in una piccola quantità ha invece effetto terapeutico, principio equivalente al “similia similibus curantur” omeopatico.

 

 

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