Come succede nella vita reale, anche i personaggi dei fumetti parlano, pensano e raccontano. I dialoghi sono indispensabili per farci comprendere meglio sia la storia che le caratteristiche e la personalità dei nostri protagonisti.
I dialoghi, come si è già anticipato nell’articolo dedicato a questo tema, sono contenuti all’interno dei balloon. Impossibile non aver mai sentito utilizzare questo termine, a maggior ragione se collegato al fumetto. Il termine inglese balloon è ormai entrato nell’uso comune e può essere tradotto con l’italiano nuvoletta, vocabolo che ci riporta immediatamente alla sua forma più tipica.
Umberto Eco ha definito la nuvoletta di dialogo come un elemento fondamentale della semantica del fumetto e, in effetti, è talmente importante da aver influenzato tutta l’evoluzione di questo sistema espressivo. Oltre ai balloon, però, non sono da dimenticare gli altri elementi distintivi del fumetto ovvero le parole onomatopeiche e le didascalie.
Scopriamo insieme qualcosa in più su questi elementi e come potrai utilizzarli all’interno del tuo fumetto.
Il riquadro contenente il testo dei dialoghi, dei pensieri e della narrazione fuori campo (balloon) si ispira al filatterio, una sorta di cartiglio a forma di pergamena srotolata, che appare in alcune raffigurazioni sacre cristiane e che contiene le parole pronunciate dai personaggi biblici.
Il primo personaggio dei fumetti, ovvero Yellow Kid (1895), non si esprimeva attraverso le nuvolette ma con frasi scritte sul suo vestito questo perché i primi balloon sono apparsi nel 1896. Da quel momento però sono diventati la regola, grazie anche all’ampia diffusione dei comics sui quotidiani.
I balloon possono essere di tante forme, ognuna delle quali obbedisce a regole e convenzioni che dovrai seguire per riuscire a esprimere meglio il contenuto e il tono del parlato. Ecco le principali a tua disposizione:
Anche per il lettering dovrai seguire determinate regole:
Inoltre, se decidi di fare un fumetto a colori, anche il colore dei balloon potrà variare: per esempio un contorno di colore rosa indica che il tema del dialogo tocca toni sentimentali, un colore verde acido è più adatto per frasi sprezzanti e toni duri.
Il colore può anche essere abbinato ad un personaggio: in questo caso in scene dove ci sono tanti personaggi parlanti il colore faciliterà il riconoscimento di colui che parla anche se la voce è fuori campo.
Un altro elemento tipico del fumetto sono le didascalie ovvero i riquadri inseriti all’interno o all’esterno della vignetta, che contengono commenti, spiegazioni di una determinata scena o indicano cambiamenti di spazio o di tempo tra una scena e l’altra.
Nei primi fumetti italiani si faceva spesso ricorso alle didascalie che riportavano addirittura i dialoghi dei personaggi, in quanto la nuvoletta era considerata diseducativa.
Oggi, invece, le didascalie sono poco usate dai fumettisti perché non permettono una comunicazione immediata. Sono utilizzate perlopiù come accompagnamento e supporto alla narrazione condotta attraverso le immagini. Nonostante questo la didascalia, a volte, può sostituire utilmente il balloon di pensiero per spiegare il flusso di pensiero del personaggio principale, per esempio quando a voce dice una cosa ma ne pensa un’altra.
Per ovviare alla mancanza del sonoro nel fumetto si fa spesso ricorso alle onomatopee ovvero quei vocaboli che imitano un suono.
L’onomatopea possiede un’enorme forza comunicativa: è infatti indispensabile per riportare i suoni e i rumori attraverso mezzi grafici adeguati.
Per mantenere alta la carica emotiva prodotta da un determinato fenomeno acustico, nei fumetti le onomatopee sono scritte dentro la vignetta con caratteri molto grandi, spesso frastagliati o arrotondati a seconda del tipo di rumore che si vuole simulare.
Il tipo di carattere utilizzato deve essere strettamente collegato all’immagine a cui si accosta il testo, in quanto evidenzia “visivamente” l’intensità di rumore o le emozioni di chi emette il suono.
Nate nel fumetto statunitense, oggi alcune onomatopee sono universalmente valide:
Naturalmente le onomatopee non si limitano a quelle appena elencate ma sono tantissime e ognuna di esse è funzionale alla storia che andrai a raccontare… quindi cerca di utilizzarle al meglio!
Nei fumetti vengono spesso utilizzati anche dei simboli grafici che servono a rappresentare lo stato d’animo dei personaggi. Vediamo, ad esempio, i più comuni:
Si tratta di vere e proprie metafore visive che aiutano ad enfatizzare la situazione rappresentata.
ESERCIZIO PER IL LETTORE:
Ora che ti sei fatto un’idea chiara degli elementi visivi che hai a disposizione è il momento di metterti alla prova con un esercizio per sperimentare l’utilizzo dei balloon.
Inizia inserendo i dialoghi normali nell’apposita nuvoletta e passa poi ai pensieri, alle voci fuori campo ecc… Individua inoltre dove è possibile inserire delle onomatopee e simboli grafici.
Quando avrai finito fai leggere il tuo fumetto ad un amico e cerca di capire se l’utilizzo fatto dei balloon corrisponde, anche agli occhi degli altri, a ciò che volevi comunicare. Se così non fosse sei in tempo per rimediare!
Buon lavoro 🙂
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